Trail Laghi Laziali
Spesso le cose più affascinanti ti capitano nel momento in cui non te le aspetti. Così leggendo qua e là , mi capitò sotto gli occhi questo appuntamento che, a dirla tutta, di chiaro non aveva nulla.
Un Trail ai laghi Laziali. Ma come Carlo che organizza l'ennesima gara su una distanza così improponibile!!
Ma poi apro e scopro che non era nemmeno una gara... su dai mi dico fai chiarezza!!!
Un Trail in Mtb; e che diamine è? Ho appena scoperto che esistono Cicloturistiche, e adesso anche un Trail!!!
Si insomma non è una gara. Il percorso lungo tanto e le altimetrie non si prestano a un Novellino come me.
Ma oramai la competizione con me stesso è roba vecchia. Non perdo altro tempo. Chiamo Carlo Basili, compagno di scarpinate, e gli intavolo l'idea. Lui non fà  passare altro tempo, mi chiede, comunica anche il mio nome e quello di
Domenico Peruzzini.... e vai.
Passano i giorni e medito su qualcosa che forse potrebbe diventare un problema.
220 km un altimetria niente male circa 4000... decido, la farò in SOLITARIA!!!
Cercherò, quando mi sarà  possibile, di farla senza una compagnia al fianco.
Probabilmente ripeterò l'evento, chissà  se questo o un altro, ma voglio ricordarmela per come sono oggi preparato, e soprattutto inesperto, come una prova singolare. Poi sono certo che se si ripeterà  tutto diventerà  non scontato ma sicuro rodato.
Arriva il giorno della partenza, anzi meglio i 5 giorni dalla partenza già  mi facevano sentire in viaggio. Mi immaginavo le strade, i sentieri tratturi, che avrei percorso. Mi sentivo già  in corsa con il vento nel viso. Improvvisamente arriva la data. Appuntamento alle 8 nella periferia di Civitavecchia, quello che vivevo era il vecchio rituale da endurista di qualche anno fa. Un piazzale in piena attività . Chiunque fuori dalla propria macchina per la messa a punto della bici. Francesca cavalca l'istante per le ultime news con un briefing e via si parte.
Nelle strade di Civitavecchia una nuvola di ciclisti immobilizza il traffico del sabato mattina. Ancora ad un andatura accettabile prendiamo tutti la salita per Allumiere, il gruppo non stenta a sfilacciarsi. File accoppiate di 5/6/7 ciclisti obbligano a chi ci segue in una salita a rilento e in una strombazzata continua di Clacson, nel tentativo di sfilare il gruppo. Macchè quei pochi automobilisti che vincono la battaglia con chi è nelle retrovie, si ritrova nel mezzo tra urla le sue e un mare di pernacchie, le loro.
Improvvisamente la strada diventa prima una carrareccia, poi una discesa tecnica tra sassi mossi fanga e una notevole gimcana tra alberi pietre e un fondo sabbioso. Immediatamente capisco che chi mi è di fianco viaggia nel tecnico come io nel piano. Il percorso velocemente arriva tra un asfaltata e una carrareccia, nella sponda sinistra del Mignone. Questo è veramente un angolo di paradiso. Conteso più volte dalle antiche popolazioni, il Mignone ancora oggi dimostra quanto può essere stato la linea di confine tra popolazioni locali in conflitto tra loro. Il fiume Mignone per km segna il confine tra le province di Viterbo e Roma.
Ancora qualche pedalata e siamo sul ponte di ferro. Temevo di non riuscire a superare le difficili sbarre di impedimento ai Motociclisti. Macchè, qui il gruppo è ancora solido. Qualcuno ha preso si il largo, ma sostanzialmente c'è gente a poca distanza, 100 200 300 metri ho sempre qualcuno che mi raggiunge.
Per buona parte della mattinata, il gruppo grande si sgrana, ma inevitabilmente ho sempre qualcuno che mi attanaglia.
br>Raggiungiamo Sutri e noto finalmente di essere decisamente isolato. Il progetto di pedalare senza influenze di altri si sta materializzando. Macchè non termino il pensiero che una manciata di ragazzi mi cattura e in due curve li vedo sparire al volo come uccelli migratori. Niente mi dico, arriverò a questa sera con qualcuno che mi si accoderà  cercando come fare o come non fare. La salita sul Fogliano inizia a farsi viva. Una lunga carrareccia mi fa capire che non sarà  facile.
Saranno forse le 17, c'è ancora tanta luce, sto già  iniziando a meditare dove dormire.
Mi fermo attendo gli ultimi, credo fossero questa coppia, e poi riprendo. Dalla cima Coppi la discesa diventa una lotta alla sopravvivenza. la bici in discesa corre come una pietra. Tra un fosso e pietre schivate, raggiungo la valle. Un occhiata al volo e decido di fermarmi al centro sportivo Santa Serena. Mangio una cosa e catturo un angolo di spazio verde tra tavoli e panche in cemento. Decisamente stanco stendo un telo, e il piccolo e leggero sacco a pelo sopra.
Non tardano ad arrivare anche dei ragazzi che con Motorini e Vespette intavolano sicuramente qualche fumata. Un po' di confusione ma Arriva velocemente la notte fonda, quando nell'oscurità  più profonda, un sistema di annaffiamento parte a qualche metro da me!!! Non volevo crederci. Il primo getto mi centra come un perfetto artigliere, esco di corsa dal sacco e nel tentativo di girarlo lontano da me, si stacca il terminale e un getto d'acqua a cannone esce come in una fontana del Bernini.
Mi allontano e sposto tutto poco lontano, quanto basta per non vedermi allagato questa volta da sotto. Qualche minuto e la pace torna tra me e il lago. Ancora qualche secondo e ne parte un altro questa volta a 2 o 3 metri mi centra meglio del primo. Non c'è nulla da fare, non voglio danneggiarne un altro, mi allontano, oramai era tutto a mollo. Forse un'ora o poco più e sarà  giorno. Ho tentato di dormire ma oramai il sole sarà  alto, e mi basta poco di nuovo per ripartire.
Il viaggio di ritorno è stato ciò che mi aspettavo di vivere. Per quasi tutto il viaggio di ritorno ho vissuto senza influenze esterne, le fatiche, i pensieri e la scelta di fermarmi o di ripartire.
Mi chiedevo e mi chiedevano nei bar dove mi fermavo, se fossi in gara e dove fossero tutti gli altri.
La risposta era già  rodata. Non è una gara vera e gli altri o sono transitati o sono dietro.
L'immaginario collettivo vede in cima i campioni nel fondo gli incapaci e nel mezzo, chi non è ne carne ne pesce.
Mi sentivo più nel fondo ad essere realista. Non ho creduto di avere alle spalle forse se non qualcuno che aveva dormito fino a tardi.
E' stata un esperienza grandiosa. L'idea di viaggiare soli ti mette allegria al solo incontro occasionale nei bar, dove all'idea di fermarti per una thè caldo, tutto ciò si rafforza non appena ti accorgi che qualcuno ti ha già  preceduto. Le bici sono fuori!!!
Una pioggia continua una foratura e la fanga cretosa nei pressi del Mignone e ai Colli di Radicata hanno di fatto condito con le mostruose fatiche ciò che le salite avevano lasciato se ce ne fosse stato bisogno, un po di colore ad immagini in BN.
Ho chiuso l'anello (con qualche diverticolo in più per errori o per qualche necessità ) di Km 212 in 17 ore e 51 min.
Quando termini queste avventure, la sensazione che vivi è di piacere, ma si confonde con una sana amarezza che il viaggio si è concluso, e non ti resta che raccontarlo.